L’ammiccamento è piuttosto costante, dai 10 ai 20 ammiccamenti al minuto, ma può essere influenzato da fattori esterni ambientali e dalle attività mentali.
L’ammiccamento aumenta durante una conversazione o in condizioni di stress legandosi agli stati emotivi, si riduce invece quasi alla metà quando siamo impegnati nella lettura, soprattutto se con lo sguardo verso il basso.
Uno dei fattori maggiormente influenzanti è l’uso del computer, tablet e smartphone che oltre ad affaticare le attività visive con la brillantezza dello schermo comportano un calo medio dell’ammiccamento palpebrale di circa cinque volte di fronte al monitor: secondo la letteratura il meccanismo inibitorio è collegato alle impegnative azioni intrinseche del compito visivo. La colpa non è di questi device, ma del loro abuso: usarli per troppe ore durante il giorno e a distanza troppo ravvicinata può alterare sensibilmente la produzione di film lacrimale fino a danneggiare tutto il segmento anteriore dell’occhio – la cornea – creando gravi deficit visivi.
Una delle funzioni dell’ammiccamento è legata alla idratazione della superficie oculare, legandosi ai tempi di assottigliamento e la rottura del film lacrimale aumentando tale frequenza: un ambiente irritante come eccessivi livelli di aria condizionata e riscaldamento centrale, con bassi livelli di umidità, fumo di sigaretta o vento.
Alcuni fattori metabolici e ormonali possono causare la sindrome da occhio secco, rendendo questo disturbo cronico specialmente nelle donne e con l’avanzare dell’età.