La degenerazione maculare legata all’età di Anna, 70 anni, si è complicata per una neovascolarizzazione coroidale in uno dei due occhi.
Il trattamento della forma essudativa con iniezioni intravitreali ha stabilizzato la condizione morfologica del fondo oculare ma il residuo visivo tanto ridotto (3 decimi nell’occhio migliore e 1 decimo per il più compromesso) richiede la scelta di ausili specifici, per cui Anna viene indirizzata dal suo specialista al Centro Ipovisione del territorio.
Presso questo nuovo centro la presa in carico richiede una valutazione del residuo visivo, nuove prove della vista, nuovi test per valutare la sensibilità al contrasto e la stabilità della fissazione, ovvero la capacità di osservare in un punto alternativo alla zona maculare compromessa.
L’ortottista individua per anna una lente prismatica ingrandente che sposta l’immagine nel punto di fissazione sulla retina in cui lei usa portare le immagini perché non siano invase dall’area scotomatosa.
Il riabilitatore non ha prescritto subito queste lenti ad Anna, ma l’ha invece messa in piedi con l’occhiale di prova e la migliore correzione chiedendole di fare una passeggiata intorno alla struttura ospedaliera. Per quanto scomoda e ridotta dalle lentine di prova questa esperienza aiuta la stessa Anna a valutare le possibili difficoltà legate allo spostamento dell’immagine sulla retina, ad esempio nello scendere le scale, ma anche a contestualizzare il miglioramento ottenuto nel controllo ambientale.
Le prove ambientali sono state più di due. In queste occasioni l’ortottista ripuliva con cura un insieme di lenti di prova poste una davanti all’altra sull’apposita montatura, perfezionando l’orientamento dei prismi nell’osservare il palazzo di fronte o scegliendo il gradimento tra una colorazione filtrante o l’altra, per poi chiederle di ritornare dopo un’oretta di “riabilitazione”. La prescrizione è stata definita quindi di comune accordo e rivalutata insieme dopo tre mesi dalla consegna dell’occhiale.
Oggi Anna è tornata dal suo medico curante con gli occhiali per maculopatia dati nel percorso di riabilitazione: il suo occhio migliore così corretto le permette di vedere 7 decimi e l’altro contribuisce alla visione binoculare con 3 decimi di visus.