Claude Monet, amava dipingere lo stesso soggetto in diverse ore del giorno per coglierne i diversi effetti di luce, secondo i mutamenti del cielo, nato nel 1840 cominciò a soffrire di cataratta a 70 anni.
Restava in attesa del sole e delle ombre, fissando con poche pennellate il raggio di luce, un bagliore, le tonalità dell’acqua e della natura.
Osservando le sue opere nel soggetto prediletto delle ninfee si può notare che le immagini sono sempre meno nitide e prevalgono i toni del verde e del giallo. L’effetto filtrante del cristallino catarattoso (o anche solo anziano) attraverso una lente diventata gialla o ambra scuro trattiene i raggi blu, determinando una minore visione con prevalenza delle tonalità di luce gialla e verde.
In seguito alla operazione di cataratta, che Monet affrontò nel 1923, l’occhio viene invaso dalla luce blu – a lungo smorzata – ed ecco la cianopsia, dove il pittore dà grande risalto alle tonalità del blu.
Oggi con l’intervento di cataratta si sostituisce la lente ingiallita ed opaca con un cristallino artificiale perfettamente bianco: l’occhio dovrà essere quindi difeso dalle onde luce ultraviolette e blu (radiazioni sotto i 400 nm) che sono ritenute responsabili dei danni retinici, mancando il potere filtrante naturale del cristallino.