Non è solo la nostra necessità di dare una interpretazione a coglierci in fallo. Poichè il processo che rileva lo stimolo luminoso non è ad opera di un solo recettore (neurone) ma dalla combinazione di più di questi, l’effetto “corale” della percezione (inibizione laterale) comporta una parziale inibizione del segnale, una distorsione cangiante che appare in movimento.
La capacità di percepire la minima differenza di luminanza tra due oggetti o aree nello spazio si chiama sensibilità al contrasto. Questa capacità, fondamentale per distinguere gli oggetti dallo sfondo, tende a ridursi con l’avanzamento dell’età e per effetto di alcune patologie oculari, rendendo difficile la visione in penombra. La quantità di contrasto tra gli stimoli varia in funzione della frequenza spaziale, o del tempo, con cui questi si alternano.
I neuroni visivi sono poco sensibili alla presenza di superfici omogenee: il contrasto è necessario per stabilire dove finisce un oggetto e ne inizia un altro, permette il rilevamento di bordi. La zona compresa fra due bordi viene percepita come appartenente ad una superficie uniforme, lo spazio “vuoto” viene riempito. Una differenza di brillanza verrà percepita tra due figure identiche per forma e luminanza in relazione ad una differenza nello sfondo.