Secondo la SEEBV (Sociedad Española de Especialistas en Baja Visión y Rehabilitación Visual) circa la metà delle persone con vista fragile avrebbe subito un calo del visus durante il lockdown.
La pandemia di Covid-19 ha alterato la vita di tutti, in tutto il mondo, ma le persone con patologie oculari hanno trovato più difficile adattarsi alla “nuova normalità”.
Alla fine della quarantena, la società Spagnola di Specialisti in Ipovisione e Riabilitazione Visiva ha ideato un sondaggio per valutare l’impatto che il confinamento ha avuto sulla vita quotidiana delle persone con la vista fragile.
Hanno partecipato 131 persone (62% uomini e 38% donne), di cui il 49% ha affermato di aver incontrato maggiori difficoltà nella vita quotidiana durante il lockdown, mentre alla domanda relativa alle difficoltà riscontrate durante le uscite, il 47% ha risposto di aver ridotto le proprie uscite (anche ove concesse), per ragioni di difficoltà visiva. Le persone con la vista fragile hanno poi trovato particolarmente difficoltoso mantenere la distanza di sicurezza dalle altre persone (41%) e addirittura hanno manifestato problemi di orientamento nella propria città (37% del campione).
Le modifiche di sicurezza apportate agli spazi pubblici (nuove barriere, riorganizzazione dei negozi, assenza di persone) ha avuto una forte influenza in questo senso, rivoluzionando gli spazi comuni e aumentando le barriere fisiche.
Ma il lockdown non ha rappresentato solamente un problema sociale e psicologico per le persone con la vista fragile: il 35% del campione, infatti, ha raccontato di aver dovuto interrompere le cure mediche, un dato che ha contribuito a rendere complicata la condizione emotiva delle persone ipovedenti e vista fragile. E’ il 65% delle persone intervistare ad aver provato tristezza, mentre il 59% ha manifestato stati d’ansia e il 40% vera e prorpia paura.
All’interno del sondaggio, la SEEBV ha lasciato poi la possibilità e lo spazio per inserire commenti personali relativi allo stato d’animo delle persone intervistate. Riportiamo, come da articolo originale sul sito della Società, alcune delle opinioni e delle testimonianze più rilevanti:
“Non c’è molta differenza tra lo stato di confinamento e la mia vita quotidiana.”
“Voglio che finisca per sentirmi al sicuro, senza controllare le distanze, senza dovermi preoccupare di essere a due metri o meno da chi mi circonda. Il distanziamento forzato mi ha sconvolta e l’essere costretta a casa sta iniziando a farmi sentire impotente.”
“Sono alla ricerca di un lavoro da molto tempo e sarà sempre più difficile trovarlo poiché molte aziende preferiscono le persone che vedono a una persona con disabilità come se si trattasse di una fattore di istruzione, tra cui ha più o meno competenze per svolgere una mansione.”
“Le persone con patologie visive dovrebbero essere trattate come una priorità; invece quello che è successo è che gli appuntamenti programmati sono stati cancellati, mentre in questa situazione di pandemia, il rischio di perdita visiva aumentava notevolmente.”
“Ho l’ansia di andare nei negozi, spostarmi nei mezzi pubblici, camminare per strada, per paura di non riuscire a mantenere la distanza di sicurezza, di non controllare gli spazi, le misure stabilite nei negozi.”
“Ho dovuto limitare le attività quotidiane come gli acquisti a causa dell’obbligo di mantenere le distanze, individuare i guanti all’ingresso dei negozi, individuare le misure di sicurezza applicati in ogni diversa attività. Credo che in generale sia notevolmente aumentata la tensione vissuta da chi ha problemi di vista.”
“Vorrei che mi fosse stato permesso di uscire di casa accompagnato, durante il lockdown. Mi avrebbe fatto sentire più sicuro, invece ero costretto a uscire da solo, per effettuare le attività consentite come la spesa, o anche buttare la spazzatura.”
“Nei negozi in cui non hanno rispetto per chi ha problemi di vista, il personale continua a dirti a voce dove si trovano i prodotti: dietro … lì, e non ti accompagna. La cosa migliore è evitare questi negozi: ci sono molte altre attività in cui sanno ascoltare e non solo sentire.”