Dall’8 al 14 marzo è la Settimana Mondiale del Glaucoma, ovvero il periodo dedicato alla prevenzione e alla diffusione di informazione su questa malattia capace di compromettere in modo significativo il sistema visivo. Al momento non esistono cure definitive per questa patologia, ma rallentare la progressione del glaucoma si può e si deve.
Il glaucoma è una malattia silenziosa, che ruba, passo dopo passo, angoli di mondo, fino a ridurre il panorama a quello che si riesce a vedere attraverso un cannocchiale. La visione caratteristica dello stadio avanzato di questo tipo di patologia si definisce appunto “tubolare”, perché la persona che ne è affetta ha l’impressione di vedere attraverso un cono, o un tubo.
Il glaucoma è una patologia oculare degenerativa (prima causa di cecità nei paesi industrializzati) che insorge mediamente dopo i 40 anni e che provoca danni al nervo ottico che possono portare, nel tempo, a ipovisione o cecità.
I numeri del glaucoma
In Italia 1 milione e 200mila persone convive con questa patologia, per un totale di 64,3 milioni di individui nel mondo, di cui il 20% rischia concretamente di perdere la vista (dati AISG – Associazione Italiana Studio per il Glaucoma e OMS – Organizzazione Mondiale della Sanità).
L’importanza della diagnosi precoce nel glaucoma
Benché non esista ancora una cura definitiva, la progressione del glaucoma si può rallentare, a patto che vi sia una diagnosi precoce. L’aspetto del glaucoma che fa più paura è il modo sottile in cui inizia a manifestarsi. Nelle fasi iniziali, la riduzione del campo visivo è talmente graduale e limitata da non essere quasi percettibile. Per questo, molte persone affette da questa patologia (l’OMS stima sia addirittura il 50%), si recano dall’oculista quando ormai la situazione è compromessa, con il rischio di perdere la propria autonomia e autosufficienza.
Per questo è essenziale, dopo i 40 anni (dopo i 20 anni per i miopi), effettuare visite oftalmologiche frequenti –almeno una ogni due anni- e aumentare ulteriormente la frequenza dopo i 60 anni. La diagnosi di questa patologia viene effettuata in modo non invasivo, tramite valutazione clinica da parte dell’oculista, che osserverà lo stato della Papilla Ottica e, sulla base del risultato, valuterà la necessità di effettuare esami specialistici.
Rallentare la progressione del glaucoma
Le terapie a disposizione, molte delle quali non ancora introdotte in Italia, come ricorda il Professor Stefano Miglior, presidente AISG, si basano sull’impiego di prostaglandine, beta-bloccanti, alfa-stimolanti, inibitori dell’anidrasi carbonica, tutti somministrabili sotto forma di collirio. In arrivo vi sarebbero inoltre due classi di molecole, gli inibitori delle Rho – Kinasi e l’ossido nitrico, che permetterebbero di ridurre la pressione oculare fino al 25%, agendo su diversi livelli di azione.
L’esercizio fisico per la prevenzione del glaucoma
L’esercizio fisico è un valido alleato anche nel contrastare l’insorgenza del glaucoma.
Ma quale e quanto esercizio fisico occorre fare, per mantenere sano il proprio corpo? Secondo l’American Heart Association, l’ideale è prevedere 30 minuti di esercizio al giorno per almeno cinque volte alla settimana o, in alternativa, settemila passi al giorno per sette giorni. Aumentando di solo 10 minuti al giorno la propria attività fisica, si può ridurre il rischio di glaucoma fino al 25%, grazie alla maggior ossigenazione della retina e delle sue cellule e alla riduzione dei radicali liberi nel sistema nervoso centrale, di cui l’occhio è parte.
L’esercizio fisico come supporto per arrestare la progressione del glaucoma
L’American Heart Association non è l’unico ente ad aver trovato una correlazione positiva tra l’attività fisica e la prevenzione del glaucoma. In uno studio pubblicato dall’Università di Baltimora, sono infatti stati resi noti dati relativi all’efficacia dell’attività fisica anche in pazienti con diagnosi di glaucoma già accertata. In particolare, le persone che effettuano movemento in modo continuativo e intenso, possono arrivare a diminuire fino al 10% il tasso di progressione della malattia. Le attività più adatte sono quelle aerobiche, che aumentano la circolazione del sangue all’interno dell’occhio, come la corsa, la bicicletta, il nuoto o il tennis. Da evitare, invece, il sollevamento pesi, gli allenamenti molto faticosi e gli sport in cui viene richiesto di tenere particolari posizione in cui il capo viene tenuto verso il basso (per esempio posizioni particolari del pilates e dello yoga e alcuni tipi di ginnastica).